Abbiamo scritto al Ministro dell’interno per chiedere l’attivazione di tutte le procedure necessarie per l’accreditamento del valore dei buoni pasto direttamente in busta paga.
Purtroppo, il settore dei buoni pasto conta nel corso degli anni diverse anomalie puntualmente da noi segnalate, quali ad esempio, i ritardi nell’accreditamento delle relative card; tipologie di card accettate da alcuni e pochi esercizi commerciali convenzionati e non da altri; previsione di un limite massimo di utilizzo alla volta; non fruibilità durante i weekend e a cena; pagamento di commissioni per l’utilizzo.
Inoltre, dei giorni scorsi è la notizia di indagini svolte nei confronti di una delle grandi aziende che gestisce i ticket restaurant, in quanto pare che i vertici dell’azienda facessero sottoscrivere agli esercizi commerciali convenzionati accordi paralleli rispetto a quelli previsti dalla gara.
Si tratta di eventi che possono essere evitati e risolti prevedendo la trasmigrazione del corrispondente valore sullo stipendio.
Stessa richiesta avanziamo per i generi di conforto.
Indipendentemente dalla natura giuridica del buono pasto o del genere di conforto, infatti, con la nostra richiesta la finalità non sembrerebbe essere compromessa. Se al collega non può essere garantito il pasto in costanza di servizio, è ovvio che qualunque formula alternativa di fruizione successiva è irrilevante.
Si tratta di un meccanismo già adottato da altre amministrazioni e pertanto, appare curiosa l’insistenza nel prevedere, ancora, sistemi sostitutivi del servizio mensa antieconomici: l’Amministrazione è, infatti, costretta ad attivare gare d’appalto con un impegno importante sotto il profilo della spesa pubblica eludendo tutti i principi fondamentali dell’agire amministrativo quali l’efficienza, l’efficacia e il buon andamento.
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