MAZZINI ALL'ADNKRONOS: QUELLA VOLTA CHE UN UOMO CADDE IN QUESTURA E MORÌ LE TELECAMERE CI SALVARONO

MAZZINI ALL’ADNKRONOS: QUELLA VOLTA CHE UN UOMO CADDE IN QUESTURA E MORÌ LE TELECAMERE CI SALVARONO

“L’utilità delle bodycam? Io la spiego con una vicenda su tutte. Nell’aprile del 2015 ero in servizio alla Questura di Rimini. Venne fermato un 43enne polacco, un senza fissa...
“L’utilità delle bodycam? Io la spiego con una vicenda su tutte. Nell’aprile del 2015 ero in servizio alla Questura di Rimini. Venne fermato un 43enne polacco, un senza fissa dimora che portammo negli uffici per la necessaria identificazione. Chiese di poter fumare una sigaretta, per questo venne fatto uscire nel cortile. Dopo poco, cadde dal gradino dove era salito, sbatté la testa e, portato in ospedale, morì due giorni più tardi. Fu una tragedia, ma a quella si unì quasi immediatamente la paura di non essere creduti, il timore dell’inverosimilità della dinamica agli occhi degli inquirenti, l’ansia di essere accusati. Non sarebbe stata la prima volta, in fondo. Ci salvò la lungimiranza dell’allora questore Maurizio Improta, che fece istallare telecamere ovunque. I filmati ripresero la vittima distrarsi, dopo aver visto il paniere che calavamo da un piano all’altro, e cadere sbattendo la testa contro un cordolo di cemento che delimitava una pianta”. A parlare all’Adnkronos è il Segretario Nazionale del SAP Roberto Mazzini.
“Le bodycam – ha aggiunto Mazzini – sono uno strumento atteso da tutti noi, che ogni giorno rischiamo non solo la pelle, ma anche la reputazione. Troppi i casi in cui siamo stati delegittimati, bistrattati, trattati come picchiatori. Troppe le volte in cui veniamo provocati, in cui ci prendiamo gli sputi e non possiamo difenderci. Le telecamere restituiscono finalmente la verità, pure quella che tanti fino a oggi hanno colorato di ideologia”.

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