In particolare, la Cassazione ha affermato la sua linea dura, occupandosi del caso di un clandestino sorpreso dalla Polizia, durante un controllo domiciliare, senza documentazione di soggiorno.
L’immigrato era stato dapprima espulso dal Prefetto di Milano (marzo 2006), poi l’espulsione era stata annullata dal Giudice di Pace del capoluogo lombardo (aprile 2006) secondo il quale il controllo della
Polizia senza un mandato era illegittimo in quanto svolto “in violazione delle norme sul domicilio”. Contro questa decisione tollerante si è opposta con successo in Cassazione la Prefettura di Milano.
La Suprema Corte, accogliendo il ricorso, ha rinviato il caso al giudice di Pace di Milano il quale si dovrà attenere al principio secondo il quale “nell’ipotesi in cui si controverta sulla validità di una espulsione, non assume alcuna rilevanza il fatto che la incontestata condizione di irregolare presenza dello straniero nel territorio nazionale sia stata accertata dalla Polizia Giudiziaria nel corso di un controllo domiciliare effettuato per il compimento di indagini e che non sia stato assistito dai requisiti e dalle condizioni previste dal codice di procedura penale per il relativo accesso”.
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