Illustrissimo signor ministro,
come credo Le sia noto, non siamo mai stati molto d’accordo con la gestione del Dipartimento, e in particolar modo con le scelte fatte durante la gestione Alfano – Pansa, e anche oggi, in verità, non sempre ci sentiamo perfettamente in linea, come potrà constatare anche dai contenuti dei nostri interventi sul circuito mediatico, perché pensiamo e crediamo che serva un cambio radicale.
Premesso ciò, la lettera che Le è stata inviata da alcune organizzazioni sindacali, mi impone di parteciparle il pensiero del Sindacato autonomo di Polizia.
Non Le sarà certo sfuggito che in quest’ultima missiva mancano le motivazioni per le quali si intendono rompere le relazioni sindacali con l’Amministrazione, e ciò non è un caso. Successivamente è stato inviato un comunicato agli iscritti per tentare di giustificare questo atteggiamento utilizzando quelli che sono stati negli ultimi tre anni i cavalli di battaglia del Sap, a partire dalla chiusura degli uffici e proseguendo con molti altri temi, nonostante in questo periodo tutti hanno potuto riscontrare la totale acquiescenza dei rappresentanti sindacali che oggi La interpellano.
Le scrivo perché voglio evidenziare che gli argomenti menzionati nella lettera sono soltanto dei palliativi, poiché è giusto fare un distinzione tra i motivi formali e i motivi sostanziali e tra le cause ufficiali e le cause assolutamente inconfessabili. Ed è su queste ultime che vorrei richiamare la Sua attenzione. Il principio da cui si origina l’attuale situazione è che il movimento sindacale, in Polizia, ha subito negli ultimi anni una deriva degenerativa, anche etico morale, che ha trasformato completamente la sua natura. Da soggetto progressista, finalizzato alla tutela degli interessi xollettivi della categoria, si è trasformato in un soggetto di amministrazione del potere per il potere, e, molto spesso, in un’attività di predazione sulle opportunità che la funzione di rappresentanza fornisce ai singoli.
Il problema vero di qualcuno è il timore di vedersi sfuggire dalle mani la greppia clientelare consociativa consortiera nella quale si è sempre nutrito. Poiché non credo che ciò vada nella direzione di una moralizzazione interna, né persegua i principi del buon andamento e dell’imparzialità previsti dall’art. 97 della nostra Costituzione, La prego di fare le sue valutazioni in funzione anche di questo nostro libero pensiero. Noi crediamo che, se anche la fine della prima repubblica è arrivata con 20 anni di ritardo nella nostra Amministrazione, questo processo di rinnovamento debba essere irreversibile, e pertanto non avversato e non bloccato.
Certi di aver fatto cosa giusta nel trasmetterle il punto di vista di una parte non secondaria della comunità interna della Polizia di Stato, nel porgerle i saluti più cordiali, sentitamente La ringraziamo per l’attenzione prestata.
Cordialmente
Gianni Tonelli
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