Nell’esame congiunto sul decreto di riorganizzazione delle UOPI (Unità Operative di Primo Intervento) il Vice Capo Pref. Savina e il direttore DAC Pref. Rizzi hanno confermato la scelte di ricollocazione delle squadre antiterrorismo presso i Reparti Prevenzione Crimine o in Sezioni distaccate nelle città in cui non è presente un RPC. La motivazione addotta, di centralità e uniformità di gestione, non ha soddisfatto le numerose e circostanziate osservazioni critiche del SAP che ha rilevato lacune organizzative importanti, dalla logistica alle dotazioni, dai protocolli d’impiego sconosciuti ai turni di servizio e gli orari non precisati, dalla disciplina dei trasferimenti alla questione della valutazione sull’idoneità specifica, dall’addestramento professionale e fisico all’individuazione dei monte ore straordinari. Soprattutto sono state avanzate fortissime perplessità sulla natura dell’obiettivo primario del servizio laddove tutti capiscono che con tale ristrutturazione si va a sottrarre il dispositivo dalla disponibilità dei questori, Autorità di Pubblica Sicurezza provinciale, per massimizzare la possibilità di usarlo con aggregazioni fuori sede: non più una vocazione alla vocazione prevenzione antiterroristica del proprio territorio, ma un Pronto Intervento specifico da collocare di volta in volta su scenari di pericolo, anche prescindendo dal pericolo di attentati. Le uniche timide aperture rispetto alla bozza presentate si registrano sull’innalzamento del limite d’età d’accesso, che potrebbe passare a 45 anni o ai valori medi per ogni ruolo, e sul mantenimento della qualifica specifica anche dopo l’uscita dalle UOPI e la sua validità nei concorsi (sulla stregua del “corso scorte”, per intendersi), ma pure sulla rimozione del veto di frequentazione di ulteriori e diversi corsi di specializzazione, almeno per quelli ritenuti compatibili. In conclusione, le spiegazioni fornite dalla delegazione dipartimentale non intaccano la contrarietà del SAP che permane motivato nell’avversare il progetto, come già abbiamo fatto nel recente passato con gli scellerati propositi di chiusura dei presidi periferici.
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