(AGI) – Ferrara, 24 set. – “Sono certo che la storia ci regalera’ tra qualche decennio un’altra verita’, quando ci sara’ qualcuno, temerario come noi, che avra’ il coraggio di difendere ovvi principi di verita’, sempre mantenendo il massimo ossequioso rispetto nei confronti di chi ha patito il dolore”: cosi’ il segretario generale del Sap, Gianni Tonelli, sulla vicenda legata alla morte di Federico Aldrovandi, il ragazzo di 18 anni morto il 25 settembre di dieci anni fa in un parco pubblico a Ferrara nel corso di un controllo di polizia. Morte per la quale sono stati condannati in via definitiva quattro agenti: il sindacato, dal canto suo, ha sempre affermato che gli agenti seguirono diligentemente il protocollo, non escludendo la possibilita’ di una revisione del processo. (AGI) Ari (Segue)
Adrovandi: Tonelli (Sap), storia ci regalera’ un’altra verita’ (2)
(AGI) – Ferrara, 24 set. – “Io sono alla ricerca della verita’ – commenta Tonelli – e credo che il giudizio di revisione del processo sia un ottimo strumento in questo senso, anche perche’ se c’e’ una colpa verra’ ulteriormente ribadita e vista”. Nell’attesa di una eventuale istanza, si attende l’esito del ricorso contro la sentenza della Corte dei Conti dell’Emilia Romagna con la quale i poliziotti sono stati condannati a risarcire il ministero. “Gli agenti sono normalmente in servizio, perche’ il fatto era colposo – aggiunge Tonelli – e la Corte dei Conti ha rilevato che i livelli di responsabilita’ che gli sono stati attribuiti non sono quelli che sono stati dichiarati”. Per il sindacato, eventuali responsabilita’ andrebbero semmai ricercate nella formazione degli agenti, nelle tecniche di addestramento e ammanettamento ritenute ‘potenzialmente pericolose’.
“La Corte dei Conti ha rilevato che le responsabilita’ sono state piu’ che altro nel percorso formativo”, commenta Tonelli, che avanza una proposta. “Noi vogliamo la videocamera dappertutto – spiega il sindacalista- su ogni auto, su ogni divisa in ogni ambiente di Polizia, in modo tale che alla fine non discuteremo piu’ nei processi su cosa e’ successo o cosa non e’ successo, perche’ quello e’ certificato, ma su cosa e’ stato fatto, se e’ giusto o sbagliato e in che limiti”. La vicenda Aldrovandi “purtroppo ci insegna una cosa – conclude il segretario del Sap – che siamo ancora qui a distanza di 10 anni a discutere di cosa potrebbe essere successo o meno, non su quella che puo’ essere stata una scelta comportamentale, se giusta o sbagliata”. (AGI) Ari
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