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Squadra Mobile di Perugia, pubblicate altre intercettazioni

News 29 Giugno 2008
admin
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Il ruolo della tenente dei Carabinieri, Vanessa Sollecito, pare emergere con forza dalle ultime intercettazioni pubblicate dal quotidiano LIBERO…

LE TELEFONATE DEI SOLLECITO AI POLITICI PER RAF – I parenti accusati di manipolare l&#39inchiesta. La sorella tenente: “Mi rompo un dito e passo al civile cosi&#39 lo faccio uscire”


Il delitto di Perugia. C&#39e&#39 la sorella di Raffaele Sollecito, lo studente di Giovinazzo accusato di avere ucciso l&#39inglesina Meredith Kercher, che telefona a papa&#39  Francesco e annuncia di essere pronta a rompersi un dito pur di «transitare nei ruoli civili dei carabinieri» e riuscire cosi&#39 a portare avanti il piano «illecito» per fare uscire il fratellino di prigione e aiutarlo ad «andare via da questo Paese di m…».

Vanessa Sollecito ha 31 anni ed e&#39 tenente dell&#39Arma in forza alla Regione Lazio. Anche lei, come il padre e il resto del parentado (gli zii, il cognato, i cugini, la seconda moglie di papa&#39), cerca l&#39appoggio di personaggi “eccellenti” per scagionare Raffy e fare trasferire i «colpevoli veri». Essi sarebbero i poliziotti che lo hanno messo sotto accusa e i magistrati che non ne vogliono sapere di liberarlo.

Il “clan” Sollecito (cosi&#39 chi indaga sull&#39omicidio di via Della Pergola definisce i familiari di Raffaele), e&#39 iscritto a registro nell&#39ambito di un secondo filone dell&#39inchiesta sul delitto del 2 novembre scorso. Le ipotesi di reato sono: diffamazione, violazione della privacy, pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale. Sono le 18 e 20 del 3 marzo scorso quando Vanessa telefona al padre (cardiologo noto in Puglia) e annuncia: «Ho conosciuto un ragazzo della polizia penitenziaria che lavora al ministero della Giustizia. Dice che un sindacalista gli ha spiegato che c&#39e&#39 un modo per transitare nei ruoli civili dei carabinieri, anche se poco lecito. E&#39 quello che io mi rompa un dito, se le cose per Raffy si mettono male, per perdere l&#39idoneita&#39  e passare d&#39autorita&#39  nei ruoli civili». Francesco Sollecito si arrabbia moltissimo. Non per il dito rotto della figlia ma perche&#39 sa di essere intercettato: «Non devi parlare a questo telefono, e&#39 intercettato», urla. E Vanessa: «Sara&#39intercettato il tuo, ma non il mio!».
Due settimane dopo, e&#39 la mattina del 17 marzo – ore 10 e 59, Vanessa cerca al telefono il senatore dell&#39Idv Domenico Formisano per poterlo incontrare. E riferisce al padre: E&#39 amico nostro. Lui mi ha chiesto un favore per un ragazzo che deve rimanere a Roma. Andra&#39 nel suo ufficio mercoledi&#39 alle 12 e 30, spero di accontentarlo per poi usufruirne e aiutare Raffaele. Lui e&#39 il numero due di Di Pietro».

LƎ maggio alle 10 e 23 e&#39 zia Sara Achille (moglie del fratello di Francesco Sollecito, Giuseppe) a dire: «Senti Franco, mi ha detto il senatore Domenico Nania di chiamarlo per un incontro a Roma. Sai, e&#39 sempre meglio avere un bel…». E Sara vorrebbe interessare alla vicenda «addirittura l&#39onorevole Renato Schifani».

Tre giorni prima, alle quattro del pomeriggio di nuovo Vanessa, parla in tono “sarcastico” al padre: «Quelli vanno ancora a prendere le impronte dei piedi… il colonnello De Fulvio, che e&#39 quello del Ris, dice che se ancora stanno a questo punto… E si e&#39 offerto di vedersi con l&#39avvocato Bongiorno a titolo di amicizia, per vedere il materiale della scientifica…». Sollecito la interrompe: «Di queste cose non devi parlare su questo telefono, QUESTO E&#39 SOTTO CONTROLLO! Chiamami piu&#39 tardi». Zio Giuseppe Sollecito, il 30 luglio, pronuncia frasi offensive nei confronti dei magistrati di Perugia perche&#39 «non hanno approfondito la pista investigativa del tossico trovato sporco di sangue vicino alla casa della vittima il giorno del delitto… e questo solo allo scopo di tenere Raffaele in carcere». Risponde il fratello Francesco: «Li scuoio vivi a quelli… e mi sentano pure».

Mara Papagni, la matrigna di Raffaele, si affida totalmente all&#39avvocato Giulia Bongiorno: «Quella, la signora Trentapalle, sistemera&#39  tutti… Lei sa come comportarsi in certe situazioni».

La strategia dei familiari di Sollecito appare chiara in altre intercettazioni: vogliono fare pressioni sui giudici della Corte di Cassazione affinche&#39 accolgano il ricorso presentato dai difensori del ragazzo, pretendono che l&#39inchiesta venga tolta ad alcuni investigatori ritenuti scomodi. Nel mirino ci sono soprattutto il commissario Monica Napoleoni, responsabile della Sezione Omicidi e Giacinto Profazio, capo della Squadra Mobile. Nelle telefonate, i Sollecito, li chiamano «bastardi, maiali, figli di puttana». E concordano: «Dobbiamo trovare qualcuno che intervenga in qualsiasi maniera». Si legge nei brogliacci: «Bisogna impedire alla polizia di fare altre nefandezze».
Il “clan” l&#39accusa di avere falsificato le prove per incastrare Raffy. E per questo contattano giornalisti e televisioni per fornire documenti e immagini da diramare (come quelle che ritraggono il corpo straziato della povera Mez dopo il delitto e mandate in onda da una tv locale della Puglia). Volevano «dimostrare che la scientifca ha lavorato sporco per incastrare Raffaele».

Adesso i Sollecito e le rispettive mogli sono indagati.
(Articolo di Cristiana Lodi, pubblicato da LIBERO il 28 giugno 2008)

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