14 Gennaio 2018
“Permettere il reintegro nella società” così il Tribunale avrebbe motivato il regime di semilibertà concesso a Daniele Micale, condannato nel novembre del 2012 a 11anni con l’accusa di omicidio preterintenzionale, per la morte di Filippo Raciti.
Di quegli 11 anni, Micale ne ha scontati in carcere appena 6, e da poco prima di Natale, gli è permesso di uscire per lavorare e fare rientro in carcere per il pernottamento.
“Chi ha ucciso un servitore dello Stato, padre di famiglia, merita forse un premio? – tuona Gianni Tonelli, Segretario Generale del Sindacato Autonomo di Polizia (Sap) – È con azioni del genere, vero e proprio oltraggio alla memoria di Raciti, che si legittimano condotte Antipolizia e l’odio, sempre più imperante, nei confronti delle Forze dell’Ordine. Dove andremo a finire?
È solo una vergogna”.
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