La rimodulazione degli accertamenti su infezioni tubercolari fra il personale impegnato nelle attività di soccorso ed assistenza ai migranti è oggetto di una circolare la cui bozza è stata discussa in una riunione al Dipartimento.
Il programma straordinario di screening iniziato nel 2014, quando l’eccezionale aumento di immigrati causò l’innalzamento dei rischi di contagio della tbc, ha esaurito il suo ciclo dopo che lo studio condotto in collaborazione con l’Università di Genova ha riscontrato una percentuale di contaminazione nella nostra categoria non superiore alla media nazionale.
Resta operativo il dispositivo di controllo effettuato secondo le linee guida del Ministero della Salute in caso di contatti a rischio, cioè su tutti gli operatori che agiscono in situazioni in cui sono coinvolte persone risultate affette dal batterio in questione.
Il SAP ha opposto a questa valutazione del fenomeno una prospettiva diversa, ossia quella di coloro a cui viene riscontrata l’infezione latente: lo ha spiegato un collega della polizia scientifica, componente della nostra delegazione, che dal 2014 segue il protocollo di profilassi consigliato dal Servizio Sanitario Nazionale per limitare le possibilità di sviluppo della malattia perché, appunto, risultato affetto da contagio latente. Cure antibiotiche potenti, effetti collaterali importanti, controlli frequenti ed invasivi, spese aggiuntive, preoccupazioni e difficoltà di vario genere cambiano radicalmente la vita professionale e privata. Senza dimenticare l’incognita sul riconoscimento di questa singolare menomazione come dipendente da causa di servizio!
Qualche anno fa a Grosseto il problema del contatto con un malato coinvolse 5 poliziotti, due dei quali scelsero di affrontare la cura e uno di loro, sfiancato dai farmaci, pregiudicò il suo stato di salute al punto da perdere l’idoneità al servizio! È di pochi giorni orsono poi, la notizia che a Vibio Valentia sono deceduti tre profughi affetti da turbercolosi, mentre altri due giunti col medesimo sbarco, sono stati ricoverati presso il reparto malattie infettive ed un altro paio è stato posto sotto monitoraggio sanitario.
Di fronte a tutto ciò non si può pensare che la questione sia risolta dalla valutazione del semplice dato statistico sulla positività al test di Mantoux!
Il SAP ha perciò chiesto garanzie per il prosieguo e l’impulso alle attività di informazione del personale, ai controlli, alla profilassi generale, alla fornitura di dispositivi di prevenzione individuali (guanti e mascherine monouso) ed alla sanificazione dei mezzi e dei luoghi frequentati da persone a rischio sanitario. Soprattutto l’Amministrazione deve gestire i casi di infezione latente dei poliziotti, che ci auguriamo siano in futuro pochissimi, assistendo gli interessati in modo completo e non limitarsi ad affidarli ai programmi delle ASL.
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