Ronde, confronto alla Camera tra Maroni e Minniti

Ronde, confronto alla Camera tra Maroni e Minniti

Pubblichiamo il resoconto parlamentare del confronto sulle ronde avvenuto alla Camera dei Deputati, nella giornata del 29 luglio, tra il ministro dell&#39Interno Roberto Maroni e il responsabile sicurezza del...
Pubblichiamo il resoconto parlamentare del confronto sulle ronde avvenuto alla Camera dei Deputati, nella giornata del 29 luglio, tra il ministro dell&#39Interno Roberto Maroni e il responsabile sicurezza del Partito Democratico, Marco Minniti.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata
29 luglio 2009

(Iniziative per l&#39abrogazione della normativa che istituisce le cosiddette “ronde” – n. 3-00627)

PRESIDENTE. L&#39onorevole Minniti ha facolta&#39 di illustrare la sua interrogazione n. 3-00627, concernente iniziative per l&#39abrogazione della normativa che istituisce le cosiddette “ronde”.

MARCO MINNITI. Signor Presidente, noi siamo molto preoccupati per quanto sta avvenendo: gli incidenti di Massa degli ultimi giorni, che sono l&#39ultimo episodio di una sequenza incominciata a Padova, le “SSS” di Massa Carrara, le “camicie brune” del signor Saya, ci testimoniano che c&#39e&#39 il rischio di una lacerazione del tessuto di sicurezza nazionale. Le ronde hanno di fatto costituito una rottura dello Stato di diritto, di principi fondamentali dello Stato liberale, ed insieme hanno aperto le porte alla peggiore fazione politica nel campo della sicurezza. Noi pensiamo che su questo terreno bisogna mettere un punto fermo. Nei giorni scorsi vi sono stati autorevoli richiami da parte istituzionale; chiediamo al Governo e al Ministro dell&#39interno di intervenire per fermare questa deriva: una deriva che se verra&#39 portata avanti rischia di esporre particolarmente le forze di polizia (vi sono stati cinque feriti negli incidenti di Massa), rischia di mortificarle, e rischia di consegnarci un Paese piu&#39 insicuro, esattamente l&#39opposto di quello che il Governo ha voluto proclamare in queste ore, in questi giorni.

PRESIDENTE. Il Ministro dell&#39interno, Roberto Maroni, ha facolta&#39 di rispondere.

ROBERTO MARONI, Ministro dell&#39interno. Signor Presidente, vorrei subito un precisare che l&#39episodio che e&#39 avvenuto a Massa non ha nulla a che fare con le cosiddette ronde, o con i volontari della sicurezza previsti dal disegno di legge: si tratta di un episodio di intolleranza politica, anzi di violenza, vera e propria violenza politica stile anni Settanta. Il fenomeno delle associazioni di volontariato che si occupano di sicurezza sotto il controllo dei sindaci e&#39 un fenomeno peraltro largamente diffuso: vi sono mappe che descrivono decine e decine di iniziative di questo tipo in comuni di tutti i colori politici; sul Corriere della Sera qualche giorno fa e&#39 uscito un articolo molto dettagliato, Da Padova all&#39Emilia Romagna, dove la sinistra dice “si&#39” alle ronde; l&#39ex presidente della provincia di Milano ha addirittura stanziato dei fondi per favorire comuni che organizzassero questo tipo di attivita&#39.
Proprio per questo motivo il Governo ha sentito l&#39esigenza di regolamentare questo fenomeno: per evitare “il fai da te”, per evitare episodi come quello di Massa, dove la polizia non e&#39 potuta intervenire, il prefetto non e&#39 potuto intervenire, il sindaco non e&#39 potuto intervenire preventivamente in assenza di normativa. La normativa adesso c&#39e&#39, entra in vigore l&#39 8 agosto, quindi non ha nulla a che fare con quanto e&#39 avvenuto finora, perche&#39 si tratta di una legge che ancora non e&#39 entrata in vigore. Per quella data sara&#39 pronto il regolamento.
E anche in questo caso vorrei richiamare (e&#39 stata infatti citata) la lettera del Presidente della Repubblica, che contrariamente a quanto hanno scritto alcuni giornali non ha per nulla stigmatizzato questo passaggio della legge, anzi: richiama l&#39attenzione al successivo decreto del Ministro dell&#39interno, che deve determinare gli ambiti operativi delle disposizioni di legge, suggerendo la necessita&#39 di procedere urgentemente per l&#39emanazione del decreto in termini di rigorosa aderenza ai limiti segnati dalla legge. E&#39 esattamente cio&#39 che il Ministro dell&#39interno fara&#39, in assoluta aderenza ai limiti indicati da essa, cosi&#39 come richiesto dal Presidente della Repubblica. L&#39 8 agosto entra in vigore il disegno di legge cosiddetto sicurezza, l&#39 8 agosto entrera&#39 in vigore anche il decreto che da&#39 ad esso attuazione, con i limiti molto severi previsti dalla legge, che oggi non vi sono: in primo luogo la sottoposizione di questa attivita&#39 di controllo del territorio alla decisione del sindaco.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ROBERTO MARONI, Ministro dell&#39interno. Il pacchetto sicurezza del Governo ha questo principio ispiratore: il sindaco valuta se serve oppure no. Se il sindaco decidera&#39 che servono si faranno, cosi&#39 come regolamentate dalla legge, altrimenti no.
Se ho ancora dieci secondi per rispondere alla questione delle persone coinvolte, l&#39interrogante chiede se sia vero che c&#39era anche un maresciallo dei carabinieri.
Confermo che fra queste persone vi era un maresciallo dei carabinieri in quel momento libero dal servizio e in abiti civili. La posizione disciplinare e di impiego del militare sara&#39 valutata dall&#39Arma dei carabinieri anche in relazione agli accertamenti che verranno svolti dalla magistratura.

PRESIDENTE. L&#39onorevole Minniti ha facolta&#39 di replicare.

MARCO MINNITI. Signor Presidente, non posso nascondere la mia insoddisfazione. Cio&#39 per due ragioni. La prima e&#39 che si nega in radice l&#39evento che e&#39 avvenuto a Massa: non si e&#39 trattato di uno scontro tra fazioni politiche; si e&#39 trattato di uno scontro fra ronde che, appunto perche&#39 vi e&#39 il rischio di introdurre le fazioni politiche nell&#39ambito della sicurezza, si contendevano il controllo del territorio. Trovo particolarmente grave che in una di queste ronde, le S.S.S. a Massa, addirittura facesse parte un maresciallo dei carabinieri fuori servizio. Tutto cio&#39 dovrebbe preoccupare il Parlamento, dovrebbe preoccupare il Paese e dovrebbe preoccupare il Ministero dell&#39interno.
Vi e&#39 una cosa che non mi convince: vi ha fatto riferimento lo stesso ministro quando ha detto “Vi sono riferimenti di vario colore politico”. Questo e&#39 esattamente quello che io non vorrei: io non voglio che nelle politiche di sicurezza vi siano riferimenti di “vario colore politico”. Il problema non e&#39 se sono nere, rosse, verdi o gialle: il problema e&#39 che io vorrei che la sicurezza non fosse di alcun colore e che fosse di garanzia per tutti cittadini.
Infine, mi si consenta questo: su questi temi – lo dico al Ministro, che su altre questioni e&#39 molto impegnato e sa che puo&#39 contare sul nostro appoggio, che e&#39 sicuramente importante – io vedo una astratta coerenza ideologica. Vi e&#39 un aspetto che a volte non viene sufficientemente ricordato in politica: i romani dicevano cave a consequientiariis, cioe&#39 “guardati da coloro che portano le cose alle estreme conseguenze”. Ebbene, fermarsi, riflettere e cambiare posizione non e&#39 certo senso di incoerenza: in alcuni momenti puo&#39 essere segno di saggezza. E il fatto che il Governo possa cambiare opinione su questi temi, guardando in faccia la realta&#39 e riflettendo su questo provvedimento non sarebbe un segno di drammatica debolezza, ma anzi un punto di forza nell&#39interesse del Paese. E&#39 questo che l&#39opposizione chiede.
Fonte: www.camera.it

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