NOVE CASI QUEST'ANNO, 132 DAL 1995;
QUASI TUTTI CON ARMA ORDINANZA
(ANSA) – ROMA, 18 AGO – Vigilia di Ferragosto: Antonio Rimaudo, 47 anni, capo della polizia ferroviaria di Arezzo, torna a casa dopo una giornata di lavoro e si spara un colpo alla testa con la pistola d'ordinanza. E' l'ultimo di una scia di nove suicidi di poliziotti nel 2008. Un dato in netto aumento, se si pensa che nel 2007, come anche nel 2006, erano stati cinque gli agenti a togliersi la vita. Ed emerge il problema donne: quest'anno due poliziotte si sono uccise ed una e' stata salvata dopo essersi sparata alla testa; dal 1995 al 2007 erano state soltanto quattro le poliziotte suicide.
Complessivamente, negli ultimi 14 anni si sono contati 132 suicidi in polizia.
Il fenomeno non risparmia gli altri corpi delle forze dell'ordine: tra gli agenti della polizia penitenziaria si sono registrati 68 suicidi negli ultimi 10 anni, di cui quattro nei primi quattro mesi del 2008. Tra i militari della Guardia di finanza si e' parlato di 74 casi in dieci anni. Naturalmente, i motivi che inducono al gesto estremo di togliersi la vita vanno quasi sempre cercati nella sfera della vita personale, piu' che professionale, ma trattandosi di persone che per lavoro detengono un'arma, diventa piu' facile mettere in atto propositi suicidi.
A monitorare il fenomeno per il Dipartimento della pubblica sicurezza e' il Centro di neurologia e psicologia medica che si trova presso la Direzione centrale di sanita'. I dati indicano che la grande maggioranza dei suicidi e' avvenuta con la pistola di ordinanza, ma ci sono stati anche sei impiccati ed un suicidio tramite overdose. Il personale di polizia e' sottoposto a sorveglianza psichiatrica quando ci sono segni di squilibrio mentale: viene quindi messo forzatamente a riposo con requisizione di arma e tesserino. In caso di suicidio si fa quella che si chiama 'autopsia psicologica': vengono cioe' ascoltati familiari, colleghi e medico personale di chi si e' tolto la vita per cercare di capire le ragioni del gesto.
A livello di prevenzione, il Dipartimento ha creato nel 2005 la figura del 'Pari', mutuata dall'esperienza delle polizia americana. Si tratta di poliziotti – 94 in tutta Italia – addestrati per dare sostegno psicologico ai colleghi che hanno subito eventi traumatici, come ad esempio un conflitto a fuoco.
Da settembre, inoltre, scenderanno in campo anche i cappellani della polizia di Stato: sul portale intranet 'Doppia vela' saranno lanciati forum tematici centrati sugli aspetti psicologici della professione di poliziotto con la partecipazione, oltre che dei cappellani, anche di esperti del mondo accademico. Tra gli obiettivi dell'iniziativa, c'e' quello di raccogliere eventuali manifestazioni di disagio da parte del personale.
Il Sap (Sindacato autonomo di polizia) esprime apprezzamento per l'opera di contrasto al fenomeno svolta dal Dipartimento di Pubblica sicurezza, ma segnala 'in molti casi la carenza di un supporto psicologico che potrebbe rivelarsi fondamentale'. Il segretario del sindacato, Nicola Tanzi, si dice poi 'preoccupato per il numero di poliziotte che decidono di togliersi la vita. Sulle donne, infatti, ricadono spesso responsabilita' professionali, familiari e personali maggiori rispetto agli uomini e talvolta si rischia di essere in grossa difficolta' per farne fronte'. Tanzi chiede quindi un migliore utilizzo degli psicologi 'che andrebbero impiegati in uffici, reparti, questure, commissariati, reparti mobili e specialita', nei contesti, cioe', dove gli operatori di polizia sono maggiormente esposti a stress'.
(ANSA)NE 18-AGO-08 19:32
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