Processo Uva. Stava scritto nella roccia che i Poliziotti e i Carabinieri fossero innocenti

Processo Uva. Stava scritto nella roccia che i Poliziotti e i Carabinieri fossero innocenti

Ieri finalmente è stata emessa dalla Corte d’Assise di Varese la sentenza sul caso Uva. Per sette anni le Forze dell’Ordine sono state sottoposte ingiustamente e vigliaccamente ad una...
Ieri finalmente è stata emessa dalla Corte d’Assise di Varese la sentenza sul caso Uva. Per sette anni le Forze dell’Ordine sono state sottoposte ingiustamente e vigliaccamente ad una gogna mediatica infinita, nonostante fosse scritto sulla roccia fin dalle prime battute che i colleghi della Polizia dei carabinieri fossero innocenti.
Per 4 volte la Procura ha chiesto il proscioglimento dalle responsabilità penali dei colleghi e l’ultima volta anche dal facente funzione di Procuratore. Si è arrivati a un processo solo a causa di una improvvida imputazione coatta.


Non sostengo che i colleghi fossero innocenti unicamente per un convincimento personale o una difesa corporativa, ma anzitutto proprio perché gli stessi periti della famiglia, più volte cambiati, hanno riconosciuto tutti che sul povero ragazzo Giuseppe Uva non vi fossero segni di lesione e che le macchie scure non erano lividi ma unicamente macchie ipostatiche, ossia il risultato del deposito nelle parti più basse del corpo della sostanza ematica. E che la morte è avvenuta per una serie di cause dovute all’alto grado di eccitazione, alla grande quantità di sostanze alcoliche, ai farmaci del trattamento sanitario obbligatorio iniettati al ragazzo e a una malformazione cardiaca.


Queste cose sono risultate immediatamente e fin dalle prime fasi del procedimento ma approfittando della segretezza degli atti, si è potuto e si è tentato in tutti i modi di instaurare un processo mediatico. E il Partito dell’Antipolizia si è scagliato con una virulenza incredibile, con in testa il senatore Luigi Manconi.


Oggi ci troviamo di fronte a numerose vittime, non soltanto il povero Uva morto per le cause accertate dalla Corte d’Assise ma anche ai colleghi che hanno una vita rovinata a causa della continua gogna. Il sistema Italia è un sistema folle che non tutela i difensori, coloro che si espongono per pochi euro sulla strada a tutti i rischi per difendere la brava gente.


Il SAP è contro ogni abuso, sia ben chiaro. La nostra proposta delle videocamere che certifichino ogni respiro, anche degli operatori, sulle divise, sulle auto e nelle celle di sicurezza ne è la prova. Ma questo sistema non può perseguitare ingiustamente e continuativamente coloro che si espongono per difendere il sistema. Spero e mi auguro che questa sia una lezione per tanti perché in questo modo, se continueremo e applicheremo lo stesso cinismo di questa vicenda anche in tutti gli altri aspetti della vita pubblica del nostro Paese non avremo un futuro.


E’ ora di tornare a distinguere il bene e il male e la cicala dalla formica perché altrimenti le generazioni a venire non troveranno un Paese ma un cumulo di macerie.

AGENPARL
Read more

Il Tempo (PDF)
Read more

Il Tempo (Online)
Read more
ADNKronos Read more

RAI News
Read more

Il Ponente
Read more

La Discussione
Read more

Imola Oggi
Read more

Letta 1.128 volte

CATEGORIE
NEWSVarese

ARTICOLI CONNESSI

Archivi