Nel corso della trasmissione “Dritti al Punto” su Cusano Italia Tv, in merito ai recenti fatti di Verona, è stato intervistato il Segretario Generale Aggiunto del SAP, Michele Dressadore: «E’ vergognoso ciò che è successo a Verona, ma ci tengo a sottolineare che si tratta di un numero esiguo di persone che fa questo indossando una divisa. Chi viene assunto dalle varie Forze dell’Ordine viene prima valutato sotto diversi punti di vista come quello psicoattitudinale. Ci sono molti test che devono superare e la loro efficacia è comprovata e utilizzata non solo dalla Polizia italiana ma anche delle altre amministrazioni pubbliche. È dunque impossibile che le FF.OO che sono in strada quando agiscono contro la legge non ne siano consapevoli. Ciò che noi dobbiamo fare è cercare di ridurre il numero di queste vicende. Siamo assolutamente coscienti che gli errori di un poliziotto sono gravi perché si ripercuotono su aspetti importanti della vita dei cittadini. Però se da una parte è giusto far pagare a un poliziotto la pena due volte per il ruolo che svolge, dall’altra è anche legittimo che venga protetto altrettanto. Deve essere messo nella condizione di svolgere bene il suo lavoro con il doppio delle assicurazioni che attualmente ha. Non è normale che quando un poliziotto è accusato – in maniera palesemente strumentale – si debba difendere praticamente da solo. Inoltre altro problema è il sotto organico delle forze dell’ordine che persiste, aggravato dal fatto che c’è un massiccio cambio generazionale difficile da colmare. La polizia è costretta a provvedere all’arruolamento e alla formazione del personale con ritmi forsennati. Dobbiamo cercare di arruolarne almeno 6000-7000 all’anno per riuscire a tamponare le uscite del personale che giunge a fine carriera. Si stanno aprendo nuovi concorsi a ciclo continuo». Il Segretario del SAP ha anche evidenziato come queste difficoltà e la mancanza di organico siano “il frutto di una dissennata politica dello Stato”, «Non ci sono abbastanza scuole di polizia per addestrare le nuove leve. Avessimo più posti letto nelle nostre scuole potremmo fare più corsi e colmare dunque il gap».
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