La senatrice Cucchi rilancia al rialzo e presenta un disegno di legge in materia di bodycam e identificazione del personale delle Forze di polizia in servizio di ordine pubblico su 5 punti. La Cucchi avrebbe precisato che l’articolo 1) dovrebbe ribadire l’obbligo per il personale di polizia impegnato in azioni di ordine pubblico di indossare la divisa, l’articolo 2) introdurrebbe l’obbligo per ogni operatore di essere dotato di un codice identificativo alfanumerico sia sul casco che sulla divisa e sul corpetto protettivo. L’articolo 3) definirebbe le modalità d’uso delle bodycam mentre l’articolo 4) stabilirebbe le sanzioni amministrative in caso di violazione degli articoli 1 e 2. Infine con l’articolo 5) si fisserebbe ad 1 milione l‘onere di copertura finanziaria.
Senza dimenticare che in Senato ha anche criticato l’operato delle Forze dell’Ordine alla Sapienza, che oltre ad aver svolto correttamente il proprio dovere, difendendo un legittimo diritto quello della libera espressione del pensiero, hanno impedito che le parti antagoniste venissero a contatto, bloccando sul nascere situazioni più incresciose.
Ma Stefano Paoloni non ci sta e ad Adnkronos spiega come le iniziative della Cucchi siano tutte contro le forze ordine, tenendo a precisare che non diventi per lei una missione.
“Le due prime iniziative della Cucchi in Parlamento sono tutte rivolte contro le forze dell’ordine: mi auguro che questo non sia diventata per lei una missione. La ricerca della verità deve rimanere sempre una priorità, mentre la vendetta è un sentimento deprecabile.
Nel disegno di legge presentato da Ilaria Cucchi è sicuramente interessante che sia stato previsto l’utilizzo delle bodycam, ossia le telecamere sulle divise. Noi da tempo chiediamo che vengano previste anche in tutti i nostri uffici ove vi sono persone sottoposte a misure di polizia. Per quanto riguarda i numeretti sulle divise – prosegue il sindacalista – ci teniamo a ricordare che, oltre essere uno strumento ormai desueto e superato, mettono a rischio la sicurezza degli operatori, diventando precisi bersagli a cui mirare. Per contro mi piacerebbe anche che fosse previsto un identificativo per i partecipanti alle manifestazioni, soprattutto quando vi è il pericolo di violenze”.
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