Immigrazione, problema sociale e di ordine pubblico

Immigrazione, problema sociale e di ordine pubblico

                             In più occasioni ho avuto modo di sentire  pareri e giudizi  che variavano a seconda dell’angolo da cui si osservava e talvolta anche dal punto di...

 

 

                    

    In più occasioni ho avuto modo di sentire  pareri e giudizi  che variavano a seconda dell’angolo da cui si osservava e talvolta anche dal punto di vista politico, ideologico, di interessi e finanche dal fatto di avere la bocca e forse non il cervello.

     Io ritengo che,invece, il fenomeno che ora  assurge a problema, debba essere osservato e trattato sotto aspetti diversi e comunque con grande ponderazione e scevro da colorazioni e interessenze varie.

     Cercherò di esplicitare il mio punto di vista in merito, al solo fine di fornire un contributo alla discussione generale, senza alcuna presunzione di dispensare formule magiche od esaustive, che peraltro ritengo non si trovino in tasca ai tanti dispensatori di soluzioni facili, ma vadano ricercate con equilibrio e spirito solidaristico. E comunque in maniera seria.

     Merita senz’altro attenta e approfondita riflessione questo fenomeno dei flussi migratori , che in principalmente sono generati dalla “ disperazione “, nella maggioranza dei casi. Povera gente che tenta di trovare uno spiraglio di speranza, lasciandosi alle spalle le proprie radici, seppure costituite da privazioni indicibili,sofferenza e dolore, ma pur sempre una parte rilevante di sé stessi. Questi poveretti, sradicati dal tetto natio ed alla ricerca di uno spiraglio di vita dignitoso, come foglie recise dal proprio albero, per bisogno e non per libera scelta, inseguono il sogno di un mondo ed una vita migliore. Farebbero certo a meno di rincorrere un lavoro che permetta loro di conseguire un minimo di benessere che spesso è fatto solo di pura sopravvivenza.

     I diritti, all’uomo discendono da Dio e non creati dagli Stati, ha affermato Benedetto XVI° nella lettera al Convegno sulla Magna Charta, tenutosi presso la Camera dei Deputati nel 2006. E gli esseri umani sono perciò titolari di diritti umani. E questo è l’impegno condiviso da molte nazioni

( almeno formalmente) e perseguito dall’ONU.

     Ma dobbiamo constatare che il protezionismo di alcuni Stati e a volte ostentato e sbandierato da alcuni politici e politicanti, è solo la strumentalizzazione di un  sentimento egoistico che tende ad escludere gli altri: si respingono nostri simili per non condividere con loro un benessere che si vuole conservare solo per sé stessi.

     E poi, fare i forti con i deboli non è per niente eroico. Non si possono  mortificare le speranze di chi muore di fame. E non dobbiamo scordare che le migrazioni per assoluto bisogno bruciano ancora sulla pelle di noi italiani: come dimenticare i flussi verso le Americhe di fine ‘800 e verso la Francia, la Germania, il Belgio del secondo dopoguerra.

     Dobbiamo essere capaci di superare le barriere dell’inciviltà  che vuole i popoli divisi  e in perenne lotta tra loro; abbattere le iniquità; sconfiggere le miserie ed appagare i bisogni.   

     E non chiudere gli occhi per non vedere quello le grandi paure alle nostre porte: per esempio quella micidiale piaga dell’aids che imperversa nella vicina Africa  mietendo vittime ad ogni minuto, la fame che uccide milioni di persone e specialmente bambini; le disperazioni provocate  dalle guerre perenni in Africa; le turbative costanti in Medio Oriente; una islamizzazione accerchiante per l’Occidente.

      Ma queste cose le sappiamo tutti, anche se a volte ci nascondiamo dietro il classico dito.

Non intendo fare del moralismo spicciolo, ma voglio solo riflettere  a voce alta e fare in modo che anche altri possano farlo e poter confrontare le mie convinzioni e le mie sensazioni.

      Così come dobbiamo rilevare che non tutti coloro che fanno parte dei flussi migratori sono mossi dal bisogno di lavorare e dal desiderio di integrarsi civilmente. Si mescolano agli altri solo per dissimulare i veri sentimenti che li animano; insieme a tante mele buone  se ne nascondono anche marce. E mettere in conto che taluni flussi migratori possono essere organizzati proprio per dissimulare i reconditi fini di turbativa e di confusione di organizzazioni clandestine ( a volte non poi tanto ) volte ad infiltrazioni, per poter meglio perseguire interessi illeciti e chissà quali mire politico-economiche e di destabilizzazioni di varia natura, che nulla hanno a che fare con bisogni sociali e solidarietà.

     Ed è in questo senso che dobbiamo ragionare e discernere e non mischiare i buoni e i cattivi, perché così facendo  si colpirebbero solo i  più deboli,quelli che hanno veramente bisogno e quelli in buona fede, mentre i cattivi ed i dritti continuerebbero a fare i propri comodi e perseguire i loro subdoli ed illeciti interessi.

     E’ vero che quando il fiume è in piena si rafforzano gli argini, ma bisogna pure far passare l’acqua necessaria per irrigare le piante e fare vivere la natura. Solo quella che danneggia bisogna respingere, o comunque incanalarla per un deflusso razionalmente ordinato.

     Un popolo civile  deve essere capace di dettare regole che possano scongiurare le ingiustizie, e perseguire, colpire e rendere inoffensivo chi le mette in atto. E proteggere i buoni.

     Noi italiani siamo geneticamente dotati di una grande carica umana  e spirito di solidarietà. E siamo anche capaci di saper fare le scelte giuste. Dobbiamo solo predisporci all’opera, e vigilare sull’operato dei nostri politici affinché operino nello spirito di civiltà degno della nostra storia e che non venga travisata e strumentalizzata per fini che non siano quelli nobili del nostro Dna.

     Di fronte a questi grandi temi, a questi problemi incombenti sulla comunità, abbiamo il dovere di essere seri e predisporci ad un grande impegno etico e sociale, e non possiamo permettere che vengano date solo risposte evasive e dilatorie, di sapore demagogico, che lungi dal dare soluzioni efficaci, di fatto favoriscono interessi reconditi, ingiusti e perciò illeciti.

     Ed in questa ottica riteniamo che il rigore ostentato e sbandierato molto spesso a sproposito ed in maniera superficiale, possa appunto favorire il diffondersi dell’illecito che costituisce serbatoio di manovalanza di una criminalità organizzata disinvolta e spavalda.

     In attesa di predisporre misure che possano affrontare strutturalmente il fenomeno, riteniamo che si possano cominciare a fare delle cose semplici e possibili, come ad esempio dotare di mezzi adeguati tutti coloro che sono impegnati nell’accoglimento primario, come operatori delle Forze di Polizia, operatori sanitari e addetti all’assistenza; tutti costoro dovrebbero poter disporre di quelle attrezzature e supporti idonei a salvaguardare innanzi tutto la salute degli operatori medesimi ma anche di coloro che vengono accolti. Parliamo di automezzi, supporti e materiali sanitari, locali e abbigliamenti atti allo scopo, perché non bisogna affatto dimenticare che gran parte di questi poveretti provengono da paesi africani ove imperversano malattie a larga diffusione e ad alta  contagiosità. 

     Per altro verso, noi riteniamo che l’azione dello Stato Italiano debba imboccare senza reticenze  la strada della cultura della legalità. E pertanto perseguire il formarsi e l’affermarsi di regole eque che mirino al consolidarsi di una giustizia giusta. Una giustizia non soltanto giudiziaria, ma prima ancora di civiltà e di equità sociale.

     In tal senso mi pare opportuno citare le illuminate parole del Presidente Sandro Pertini: “” con gli altri bisogna essere giusti, severi solo  con sé stessi””. E naturalmente, severi con chi è ingiusto con gli altri,stranieri o cittadini. Questa, a mio avviso, è la guida ai nostri passi nella strada maestra della vita.                

Antonio Fusaro

Fondatore del SAP                                                                                                  

                                                           

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