Abbiamo appreso che il quotidiano “Repubblica” ha eletto donna dell’anno Ilaria Cucchi. Noi, come il senatore Giovanardi e tanti altri, siamo rimasti veramente esterrefatti e concordiamo con quanto affermato dal senatore. Con riferimento alla materia e alle tragedie familiari derivanti dall’utilizzo di sostanze stupefacenti, le vere eroine, sono le madri che hanno avuto il coraggio di denunciare spacciatori e anche i propri figli nel tentativo di spezzare una catena che li teneva ancorati in un circolo vizioso. Non si aiutano i propri parenti assecondando o ignorando la devianza e la loro vita dissoluta. Sono ben altri i comportamenti virtuosi che portano a questo, come impedire che facciano uso di sostanze stupefacenti stando loro accanto, e denunciare qualsiasi anomalia che possa far pensare ad una compromissione di questo genere. Perché il vero colpevole in questa storia sappiamo tutti chi è: si chiama “droga”, ma è difficile da accettare, perché banalizzerebbe uno dei più grandi processi mediatici della cronaca giudiziaria italiana che, più che su riscontri, si basa sui consensi.
Il mio pensiero sulla vicenda Cucchi è molto chiaro, e mi è costato due querele, ma anche in questo non ho timore. Non ho detto nulla che sia diffamatorio o non vero, per cui non mi sono fatto intimidire prima e non mi farò intimidire adesso. Credo che il senatore Giovanardi abbia ragione. Sono ben altre le persone che meritavano di essere oggetto di un simile riconoscimento, ma il partito dell’Antipolizia sa fare tante cose e, per certo, il dubbio che questo voglia incidere sul procedimento penale in corso, per tentare di dare sponda alla signora Cucchi, è più che legittimo, se ancora in questo Paese, risulta lecito e legittimo avere un pensiero, visto che, se non la si pensa come lei, come il suo compagno avvocato e come la massa che ha educato all’antipolizia, oramai pronta a rispondere a comando, e senza riflettere, si finisce alla sbarra in maniera “coatta”. E questo fa notizia, come piace alla signora Cucchi.
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