Bianchi ha definito il Sap e il Coisp sindacati “parafascisti”, attribuendo loro parte delle colpe per la mancata introduzione del reato di tortura in Italia.
“Ci siamo sentiti lesi e offesi poiché non ci riconosciamo affatto in quelle affermazioni: il Sap, fin dalla sua fondazione, è sempre stato un sindacato apolitico e apartitico. Ecco perché, tramite il nostro legale, abbiamo presentato querela al signor Bianchi” continua Tonelli secondo cui “oltre ad essere inaccettabile l’accusa di per sé, è disonesto anche il condescription dal quale è nata l’accusa stessa”. Anche il Coisp, il cui segretario nazionale Franco Maccari fa sapere che non intendere rispondere a “dichiarazioni sterili e inopportune”, ha dato mandato al proprio legale per valutare eventuali querele a carico del giornalista.
“La nostra discordanza sul ddl tortura – spiega il segretario generale – è una discordanza di merito, perché dietro la falsa bandiera di civiltà si nascondono gli ipocriti e i finti buonisti del partito dell’Antipolizia che portano avanti un mero manifesto ideologico contro le Forze dell’Ordine. In pratica: è una ‘truffaldineria’ in ordine terminologico e giuridico”. “Tra l’altro – aggiunge Tonelli – non è chiaro cosa abbia a che fare l’introduzione del reato di tortura con la morte del povero Federico Aldrovandi: in quel caso il reato venne giudicato colposo, quindi non volontario. La magistratura contabile, successivamente, con nuovi elementi forniti dal Sap, ha ritenuto opportuno, attraverso una sentenza in giudicato, chiarire che la responsabilità dell’evento siano da attribuire pressoché totalmente alla tecniche formative insegnate nelle Scuole di Polizia, che gli operatori hanno puntualmente applicato. Questo, tra l’altro, è stato riconosciuto pubblicamente anche dall’avvocato Anselmo, il legale della famiglia Aldrovandi”.
“Utilizzando termini quali ‘fascista’ o ‘parafascista’, ci sembra di tornare indietro nel tempo di oltre 40 anni, a quando se non la si pensava in un certo modo si veniva etichettati, sic et simpliciter, come dei fascisti. Ma essere fascisti significa negare totalmente il principio di democrazia e il rispetto delle idee altrui, come affermava lo stesso Voltaire. Ecco perché, a nostro avviso, sono le dichiarazioni dell’esponente di Vice Italia a farci precipitare in una condizione anti-democratica, dal momento che non ci ha neppure permesso il diritto di replica” continua Tonelli proponendo a Bianchi “un confronto pubblico, in piazza, magari proprio nel capoluogo estense, sul tema del reato di tortura”.
“Perché è vero, noi la pensiamo in maniera diversa rispetto a lui, questo è evidente; abbiamo acquistato delle pagine sulle più grandi testate nazionali per analizzare comma per comma e articolo per articolo il disegno di legge. Ma allo stesso tempo siamo stati proprio noi del Sap a proporre il posizionamento di telecamere su ogni divisa degli agenti, su ogni auto della Polizia e in ogni cella di sicurezza, per garantire la massima trasparenza delle operazioni di Polizia. Le nostre proposte il signor Bianchi le conosceva quando ci ha definito dei ‘fascisti’?”. “Ma adesso il dado è tratto – conclude Tonelli – da oggi faremo in modo che tutti i cittadini italiani conoscano le nostre posizioni sul reato di tortura. E a quel punto, ne siamo certi, la brava gente di questo Paese si schiererà dalla nostra parte rendendosi conto di quanto sia fondamentale garantire alle Forze dell’Ordine, all’interno di uno Stato democratico, la possibilità di intervenire per salvaguardare i cittadini. Rinnoviamo l’invito al signor Bianchi: siamo disponibili a un confronto sul tema poiché riteniamo che ‘sparare a zero’ ed offendere senza ascoltare le ragioni della controparte sia una prerogativa di chi non ha argomentazioni…”.