Andava in giro per Bologna con abiti e distintivi della Polizia di Stato. Per il giudice però, il fatto che il soggetto indossasse calzoni in borghese fa cadere il reato. Una decisione che solleva tante perplessità, per svariati motivi. Il giubbotto, la felpa, lo scaldacollo e il portafoglio, tutti recanti alamari e stemma araldico, non volevano essere sicuramente un modo per esprimere vicinanza alla Polizia di Stato. Il pensiero va immediatamente alle tante truffe che avvengono ai danni degli anziani, perpetrate spesso simulando la qualifica di agente di polizia. Più in generale quell’abbigliamento avrebbe ingenerato, oltre che confusione, errate aspettative dei cittadini e leso l’immagine della Polizia di Stato, dato che lo stesso soggetto era solito starsene seduto al bar. Tutti sanno che l’acquisto di capi di abbigliamento o parti della divisa in negozi autorizzati può avvenire soltanto seguendo strette regole, prima fra tutti quella di mostrare la tessera di riconoscimento che certifica l’appartenenza alla Polizia di Stato. Lo stupore aumenta, ha sottolineato il Segretario Generale Stefano Paoloni, ripensando alla vicenda che coinvolse il Segretario Generale Aggiunto Gianni Tonelli, anni fa sanzionato per essere andato in televisione con una polo recante la scritta I love polizia; una polo, va ricordato, regolarmente registrata al Ministero dell’Economia. Gli scenari che si aprono per il futuro non sono certo rassicuranti: si è certificata, con questa sentenza, la possibilità anche ai non appartenenti di indossare capi della polizia o di altre Forze dell’Ordine. Intanto però, come riportano le cronache, proprio ieri a Cuneo sono state arrestate 7 persone che commettevano reati utilizzando segni distintivi in uso alle Forze dell’Ordine. C’è sicuramente da riflettere.
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