Faccio riferimento a quanto accaduto pochi giorni fa su Facebook, quando un dirigente di Polizia ha ‘osato’ postare uno stato satirico: ”
Ho catturato un Pokémon! Se non lo rilascio in fretta rischio di essere condannato per il reato di tortura?!”, ha scritto.
Bufera! Fulmini! Tuoni! Lampi! Il post ha destato l’ira di Ilaria Cucchi e della,parte del popolo del web allergico alle divise. La nostra battaglia contro l’introduzione del reato di tortura ormai la conoscono anche i muri. Ma non è solo per questo che stiamo prendendo le difese del dirigente che si è ‘permesso’ di ironizzare sul reato di tortura, disegno di legge che consideriamo strumentale, diabolico, inutile (e mascalzoni i suoi promotori). Siamo qui a chiederci fino a che punto possiamo considerarci cittadini di uno Stato democratico, che solo “sulla carta” concede e permette il cosiddetto ‘diritto di replica’ e il confronto democratico. Ricordate quello che accadde per le Foibe? Per anni e anni tutti coloro i quali sostenevano vi fosse stato un vero e proprio eccidio perpetrato dai partigiani titini venivano accusati di apologia di reato. Col tempo la verità è venuta a galla e oggi, il 10 febbraio di oggi anno, commemoriamo quelle stragi. Anche in questo caso, dunque, auspichiamo che la verità possa venire alla luce. Perché se è vero che ognuno è libero di poter dire la propria (è questo è uno dei principi-chiave della democrazia) è vero, di conseguenza, che non si può essere ‘attaccati’ e diffamati per aver espresso un parere tramite una battuta scherzosa. Come si fa, dunque, a sostenere che ogni cittadino sia un uomo libero, se poi non è libero neppure di postare un cinguettio sagace su un tema che ci riguarda tutti? Questa deriva radica chic, fatta di finti indignati, ipocriti e buonisti, proprio non ci piace. Anzi: ne vogliamo proprio prendere le distanze. Ma abbiamo piena fiducia negli italiani onesti, nella brava gente, in tutte le persone perbene: siamo certi che loro capiscano fin dove si spinge la strumentalizzazione operata da alcuni e dov’è, invece, che inizia la verità.
SAP FLASH #30
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