La nuova disposizione sul diritto alla mensa emanata il 18 gennaio scorso non ha esaurito l’azione di revisione della regolamentazione della materia, ma ha semplicemente riavviato l’azione messa in cantiere con il lungo confronto fra Dipartimento e rappresentanti del personale inspiegabilmente interrottasi nel luglio dell’anno passato. Oggi il Direttore Centrale per i servizi di Ragioneria dr. Ricciardi ha riproposto la discussione sulla bozza lasciata in sospeso 6 mesi orsono con lo scopo di procedere ad una stesura definitiva.
Il SAP ha incentrato il proprio contributo sulla richiesta di una elaborazione organica e più chiara del complesso – o per meglio dire complicato – insieme di regole che si sono stratificate nel corso degli anni e che spesso risultano imprecise e contraddittorie. La nostra prima e maggiore preoccupazione riguarda il rischio di ridimensionamento che potrebbero correre alcune mense in ragione di scelte poco oculate e, appunto, penalizzanti: non va perso di vista l’importanza che ricoprono queste strutture che consentono a tantissimi poliziotti di consumare i pasti in luoghi protetti, in borghese o in divisa, gratis o ad un costo calmierato. Più chiarezza è stata poi richiesta per evitare le tante sperequazioni che si stanno creando sul territorio con le disposizioni applicative riguardanti l’accesso al ticket restaurant in sostituzione della mensa obbligatoria di servizio o al beneficio del doppio pasto (o doppio ticket). In realtà la stessa determinazione del diritto al pasto non risulta affatto chiara e coerente, se pensiamo, ad esempio, che il turno 13/19 dà luogo al beneficio solo nell’ambito della rotazione in quinta.
Anche per le regole che vigono negli uffici allocati in sedi disagiate sono necessari chiarimenti e precisazioni che risolvano i dubbi e le differenze oggi esistenti. Una particolare convinzione il SAP l’ha utilizzata per sostenere l’esigenza di miglior disciplina nella fornitura di pranzi e cene durante i servizi di OP atteso che troppo spesso ora si ripiega sulla consumazione di un sacchetto viveri mal composto e da consumare in condizioni poco decorose, addirittura in mezzo alla strada o dentro un automezzo. In tali situazioni il responsabile del vettovagliamento dovrà in via prioritaria organizzare l’accesso ad una mensa o, se non disponibile, prevedere la convenzione con un esercizio pubblico in grado di erogare pasti veri e propri. Solo se nemmeno tale soluzione fosse percorribile, potrà far giungere dei “pasti veicolati” composti e confezionati in modo adeguato, individuando locali idonei per la consumazione. Vanno rispettate le fasce orarie consone alla funzione (non si pranza alle 10.30!), anche utilizzando uno scaglionamento per turni che non pregiudichi la presenza della forza sul luogo del servizio. Il ricorso all’erogazione successiva del ticket sostitutivo andrà praticata solo nei rari casi in cui improgrammabilità ed eccezionalità degli eventi rendono impossibile altre modalità. A breve ci sarà proposto il nuovo testo della redigenda circolare per valutarne l’efficacia. Già si è stabilito, comunque, di programmare una verifica della sua validità dopo 5 o 6 mesi di applicazione: il SAP è già pronto a raccogliere tutte le critiche ed i suggerimenti per portarli all’attenzione del tavolo dipartimentale al fine di correggere ogni stortura.
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