CODICE ROSSO E COME IL BACKGROUND ESPERIENZIALE PUO’ CONTRIBUIRE A MIGLIORARLO

CODICE ROSSO E COME IL BACKGROUND ESPERIENZIALE PUO’ CONTRIBUIRE A MIGLIORARLO

Di Giusy Criscuolo Roma. Nella serata di ieri, 17 novembre 2021, nella Sala Salvadori alla Camera dei Deputati, si è tenuto un interessante convegno sul Codice Rosso, organizzato dalla...

Di Giusy Criscuolo

Roma. Nella serata di ieri, 17 novembre 2021, nella Sala Salvadori alla Camera dei Deputati, si è tenuto un interessante convegno sul Codice Rosso, organizzato dalla Lega, in previsione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Alla presenza di addetti ai lavori e di avvocati che masticano la materia quotidianamente, l’ostico argomento è stato affrontato egregiamente. I relatori hanno dibattuto in modo più che esaustivo su una tematica calda e non semplice da sviscerare.

Femminicidio, violenze domestiche e abusi nei confronti di donne indifese e dei loro figli. Mai come in questo periodo storico, la narrativa sociale racconta di una deriva a sfavore di soggetti indifesi e a volte malamente tutelati. L’attuabilità del Codice Rosso (legge del 19 luglio 2019, n. 69), e come questo possa essere migliorato, è stato uno dei punti del dibattito. Un ulteriore elemento di chiarimento si è evinto attraverso il bagaglio esperienziale delle vittime e soprattutto di chi le difende, portando alla luce alcuni punti grigi, che possono essere migliorati e che attualmente non permettono una tutela completa dei soggetti offesi.

Sono state affrontate le criticità in essere e le strategie di prevenzione che gravitano attorno al problema.

La Tavola rotonda è stata presieduta dall’On. Laura RAVETTO, Resp. Dipartimento pari opportunità Lega, che durante l’apertura dei lavori ha sottolineato come questa in essere, sia un’emergenza sociale, dove le denunce di stalking sono in crescita e le violenze di genere contro le donne aumentano quotidianamente in modo esponenziale. Il lato positivo secondo la Ravetto è che si sta prendendo coscienza dell’emergenza, che sta diventando sociale e allarmante.  “Ad oggi in questi casi la cosa che si fa è nascondere la donna con i figli per proteggerla. Ma la donna è la parte lesa e merita di vivere alla luce del giorno. Chi deve essere nascosto e allontanato il più possibile, è l’aggressore, lo stalker…”.

L’On. Gianni TONELLI, Membro prima Commissione Segr. Commissione Antimafia, ha sottolineato come sia necessario, per attuare al meglio la sicurezza e la vigilanza su certi soggetti, investire sull’apparato sicurezza. Non ha mancato di sottolineare come da dieci anni a questa parte i tagli dovuti alla spending review abbiano indebolito il comparto, non permettendogli di espletare al meglio le sue funzioni di sicurezza. “Polizia giudiziaria, il Pubblico Ministero non sono soggetti astratti, non sono terminali che operano secondo algoritmi, quindi basta importarli per poter poi operare. Qui si parla di risorse umane, che se ci sono, sono in grado di operare, se mancano non si opera. Dobbiamo recuperare uomini e servono strumenti concreti. Per fare questo abbiamo ritenuto necessario dare voce alle vittime e a chi deve concretamente lavorare su strada”.

Non è mancata l’autorevole voce dell’Avv. Elisabetta ALDROVANDI – Garante regionale per la tutela vittime di reato Lombardia – sempre in prima linea nella difesa delle donne che subiscono violenza. Con grande competenza e conoscenza della materia giuridica è riuscita a rendere fruibile anche un argomento così ostico: “Oggigiorno essere dalla parte delle vittime è davvero molto scomodo, poiché è molto più facile giustificare con elementi di natura sociale e/o familiare chi commette reati, anche molto gravi, piuttosto che cercare di dare una corretta giustizia alle vittime, che troppo spesso viene scambiata per desiderio di vendetta”.

L’Aldrovandi, sottolinea come tutti i casi che finiscono in tragedia, siano legati a denunce inascoltate e ripetute più volte. Come quelle di stalking e/o maltrattamenti. Reati che sono l’anticamera degli omicidi in ambito domestico del Femminicidio.

“C’è la necessità di un orecchio aperto da parte della politica, che molto spesso è sorda alle esigenze e alle necessità di chi chiede sostegno e tutela.” Continua Aldrovandi. E da lei viene anche una nota che rassicura. Per esempio un condannato per stalking a 6 mesi, se non effettua il percorso riabilitativo che gli è stato proposto, questi rischia il carcere. “Nei reati contro la persona è necessario investire” e queste sono battaglie di civiltà e giustizia, molto dure da portare avanti perché raggruppano contrasti ideologici estremi.

A catapultare nella materia viva, l’intervento della Dr.ssa Anna BISULLI- Dirigente sindacale SAP (Sindacato Autonomo di Polizia) e Sostituto Commissario della Polizia di Stato. Attraverso il suo continuo operato a stretto contatto con le vittime e grazie al suo backgrourd esperienziale, ha illuminato la platea sui problemi concreti che una vittima vive, al di furi di quelli che sono i cavilli giuridici e che a volte non tutti comprendono. “Le ferite del corpo e soprattutto dell’anima sono difficilissime da curare. Noi ci dobbiamo rendere conto, che quando entriamo in contatto con queste persone, facciamo sì il nostro lavoro di poliziotti, eseguendo le procedure e le indagini, ma non dobbiamo perdere di vista, che ci stiamo relazionando con vittime che per anni hanno subito e che per proteggere i propri figli a volte hanno deciso di stare in silenzio. Dobbiamo essere in grado di restituirgli dignità e certezze.”

Sottolineando come sia necessario fare tutto ciò che c’è da fare, senza false promesse, poiché dal momento della denuncia la loro vita non cambierà immediatamente, ma sicuramente migliorerà la Bisulli continua: “Ci dobbiamo relazionare nel miglior modo possibile con queste persone. Per prima cosa dobbiamo essere sinceri. Non promettere cose che non siamo in grado di mantenere. Tipo fai una denuncia e la tua vita cambierà e non avrai più problemi con questa persona. Quando in realtà sappiamo che non va proprio così.”

Portando alla luce fatti concreti, legati all’esperienza sottolinea: “Ci sono dinamiche familiari fuori da ogni logica, ma che a causa di un vissuto quotidiano errato, rischiano di diventare normali. La cosa importante di questo reato, è che riconosce alla vittima un’importanza che prima non aveva mai avuto. Parliamo dello stato di ansia e di paura che fino ad oggi non era stato calcolato. Ogni vittima ha una percezione ed una sensibilità differenti davanti al dramma subito.” Di queste cose bisogna rendersene conto, perché a volte la vittima non si accorge di essere tale.

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