Stefano Paoloni, Segretario Generale del Sindacato Autonomo di Polizia, solleva il caso delle riprese video durante i controlli di Polizia. Troppa strafottenza, troppa mancanza di rispetto verso chi cerca di mantenere l’ordine in un momento in cui è a rischio la salute di tutta la popolazione: “In un tale momento di difficoltà – sottolinea Paoloni – nel pieno di una pandemia, al solito la Polizia di Stato è chiamata ad operare in prima linea. Un compito particolare, complesso, difficile e rischioso. Certo un rischio differente rispetto a quelli che abitualmente corriamo, ma come sempre, non ci tiriamo indietro”.
“Per il bene del paese, ci impegniamo ad adempiere anche a questo compito nel modo migliore possibile – continua Paoloni – Nessuno nega ci possano essere stati eccessi di zelo, l’importante è capirlo e avere anche la capacità di rivederlo. Alcune situazioni possono essere fuorvianti, ed è facile essere indotti in errore, le insidie sono sempre tante, ma cerchiamo sempre di svolgere il nostro nuovo compito con il massimo della professionalità e dell’impegno”.
“Non posso però non soffermarmi su un fenomeno di queste settimane che reputo offensivo e lesivo della dignità di ogni singolo poliziotto. Riprendere con i cellulari le fasi di un controllo di Polizia, farlo in modo sempre più provocatorio, offensivo e lesivo non solo della divisa che indossiamo ma dello Stato che rappresentiamo è cosa che deve essere immediatamente fermata. Mettendo spesso a repentaglio la nostra stessa salute, interveniamo sempre col massimo del rispetto di tutti, ma non voglio continuare ad assistere ad un fenomeno che si perpetra al limite del reato. Vedere colleghi presi in giro, e spesso affrontati con violenza, strafottenza e col pieno disinteresse della divisa che indossiamo, deve finire”.
“Il ragazzo che si è addirittura filmato per la bravata commessa fingendosi un infermiere ad un posto di blocco – conclude Paoloni – è la punta dell’iceberg di un fenomeno che tra l’altro mi rattrista a livello umano! Nessun collega in divisa è tenuto a dare il minimo conto riguardo le proprie generalità. Anzi, suggerirei, di fronte a fatti reato come la resistenza, l’oltraggio o il rifiuto di fornire le proprie generalità, di operare col sequestro del dispositivo mobile come fonte di prova. La gente deve capire che siamo dalla stessa parte. Il nostro compito è quello di controllare che vengano rispettate le regole per il bene comune. Chi non rispetta le Forze dell’Ordine non rispetta il proprio Paese, e farla franca non significa essere furbi, significa rischiare la propria salute e quella degli altri, ed essere una piccola persona”.
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