Banca dati DNA, Sap su Corriere della Sera e Sole 24 Ore

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  CORRIERE DELLA SERA – 3 AGOSTO 2006   La misura sarà estesa a tutti i reati che prevedono l’arresto in flagranza Dna, prelievi obbligatori per gli indagati Il...
 
CORRIERE DELLA SERA – 3 AGOSTO 2006
 
La misura sarà estesa a tutti i reati che prevedono l’arresto in flagranza
Dna, prelievi obbligatori per gli indagati
Il piano del governo per la banca dei dati genetici: non servirà il consenso per l’esame di saliva e capelli
 
ROMA — Prelievo forzoso della saliva o dei capelli per ottenere il Dna degli indagati. Il governo decide di estendere a tutti i reati che prevedono l’arresto in flagranza la norma finora prevista soltanto per chi è accusato di terrorismo. Si procederà con un disegno di legge già messo a punto dall’ufficio legislativo del ministero della Giustizia in accordo con il Viminale, che sarà presentato a settembre. È il sottosegretario Luigi Li Gotti ad annunciarlo dopo aver chiarito che un altro provvedimento prevede la creazione della banca dati del Dna definita «uno strumento rivoluzionario che, come dimostrato nei Paesi dove già esiste, consente di elevare dal 6 al 60 per cento l’identificazione degli autori dei delitti».
 
Lo scorso anno, dopo gli attentati di Londra, il governo guidato da Berlusconi aveva varato un pacchetto di norme per la prevenzione e il contrasto del fondamentalismo islamico. In quel decreto, approvato d’accordo con l’opposizione, era stato inserito un articolo proposto dalla Lega che prevedeva il «prelievo forzoso dei capelli o della saliva per ottenere il Dna, quando tutti gli altri tentativi di identificazione degli indagati si siano rivelati vani». Lo stesso principio viene adesso esteso a tutti i reati e non soltanto per riuscire a risalire all’identità dell’indagato. Nel disegno di legge, composto da 15 articoli, si parla infatti di «accertamento a fini di indagine». Vuol dire che servirà a comparare le tracce biologiche del sospetto con quelle rinvenute sul luogo del delitto per stabilire la responsabilità. Per questo — a differenza di quanto avviene per chi è accusato di terrorismo che viene sottoposto al prelievo al momento dell’arresto — è stato previsto che il test venga effettuato in sede di incidente probatorio. L’indagato avrà dunque la possibilità di nominare i propri consulenti tecnici che seguiranno lo svolgimento delle analisi.
 
Il dissenso al prelievo dovrà essere giustificato con «gravi motivi» e su questa opposizione si pronuncerà il giudice delle indagini preliminari. Se ci si troverà costretti ad effettuare un intervento «invasivo» come l’esame del sangue il consenso dell’indagato sarà obbligatorio. Vietate invece tutte le procedure che possono nuocere all’organismo, ad esempio i «raggi x». Altra novità riguarda i minori che potranno essere sottoposti al prelievo, con il consenso dei genitori, qualora si sospetti che possano essere vittime di abusi sessuali. «La stessa procedura — chiarisce Li Gotti — non può invece essere avviata per chi commette reati perché al momento abbiamo preferito non modificare le norme che puniscono chi ha meno di 18 anni». Il profilo genetico di ogni indagato sarà inserito in una banca dati attraverso un codice a barre e dovrà essere distrutto in caso di proscioglimento. È la linea degli esperti della polizia scientifica favorevoli all’archiviazione dei dati «criminali» e non di quelli di tutti i cittadini. Il perché lo spiega il segretario del sindacato Silp Claudio Giardullo secondo il quale «è inaccettabile una schedatura di massa, mentre è certamente utile alle indagini la conservazione dei profili purché il prelievo venga effettuato con le massime garanzie e si accerti la reale distruzione in caso di proscioglimento». «Grande soddisfazione per l’iniziativa del governo» è stata espressa ieri dal segretario del Sap, il sindacato autonomo di polizia, Filippo Saltamartini. Il capo del Ris di Parma, il colonnello Luciano Garofano, ha più volte sottolineato la necessità di creare una banca dati «per essere in linea con gli altri Paesi europei e per riuscire a risolvere anche i casi più difficili».
 
Fiorenza Sarzanini

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