Dopo 61 giorni di sciopero della fame, 27 kg persi al freddo sotto Montecitorio e al Quirinale, dopo due infarti, il suicidio di un poliziotto e dopo 7 anni di travaglio giudiziario si conclude oggi una delle più vergognose pagine della nostra storia. Tonelli si toglie qualche sassolino dalla scarpa dopo essere stato assolto dal tribunale di Roma, su richiesta del P.M., dal reato previsto dal 2° comma dell’art 331 c.p., assieme ad altri poliziotti perché il fatto non sussiste. Hanno atteso e penato 7 anni, per sentirsi dire ciò che già Tonelli aveva annunciato nella conferenza stampa del 21 gennaio 2016, durante il suo primo giorno di digiuno. Ma è una giustizia a metà quella per Tonelli e gli altri poliziotti coinvolti, perché i reati commessi da chi ordì il complotto, sono ora caduti in prescrizione e pertanto non saranno perseguibili né in sede penale, né in sede civile.
“Questa non è vera giustizia -dichiara Tonelli- perché la lunga serie di reati commessi per ordire questo complotto, purtroppo, sono andati in prescrizione e quindi i responsabili non ne risponderanno né in sede penale né in sede civile… Siamo stati tutti assolti perché il fatto non sussiste. Purtroppo uno dei poliziotti coinvolti non ha potuto gioire di questa vittoria perché all’epoca dei fatti non ebbe la forza di sostenere il peso di un’accusa ingiusta, un disagio che non seppe gestire e che lo fece cadere in depressione, portandolo verso una strada buia che lo ha poi condotto all’estremo gesto del suicidio”.
La denuncia di Tonelli scolpiva sulla roccia una responsabilità ineludibile e inaffrancabile del Governo e del Dipartimento della Pubblica Sicurezza. Per questo risultò indispensabile procedere per chiudergli la bocca con un avviso di garanzia sul letto d’ospedale.
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