Ieri si è svolto il secondo dei tre incontri di natura tecnica con cui la Direzione Centrale di Sanità vuole approfondire con le sigle che rappresentano il personale la spiegazione del progetto sulla Sorveglianza Sanitaria oggetto del Decreto del Capo della Polizia emesso lo scorso gennaio ed attualmente sospeso.
Nella prima riunione il Prefetto Santorsa ed il dr. Ciprani hanno affrontato il tema dell’idoneità al servizio spiegando il nuovo approccio della valutazione dello stato psicofisico del dipendente introdotto dal decreto e che privilegia la medicina del lavoro, perciò la prevenzione, rispetto alla medicina legale che attiene specificatamente alla verifica secca dei requisiti per l’effettuazione del servizio.
Questo, secondo gli intendimenti e le dichiarazioni dei responsabili della Sanità del Dipartimento, dovrebbe portare ad una gestione delle situazioni patologiche nettamente più favorevole al personale: la possibilità per i medici del Corpo di assegnare i dipendenti a servizi non direttamente operativi, svolgendo appunto la citata funzione di medici del lavoro, senza obbligatoriamente passare per il vaglio delle CMO, consentirebbe di recuperare e gestire le condizioni individuali non ottimali o a rischio.
Nella seconda riunione si è invece analizzato il sistema delle Cause di Servizio, andando anche ad un raffronto col sistema delle malattie professionali, proprio della gestione INAIL, cui noi non apparteniamo, anche alla luce della giacenza in Parlamento di ben tre Progetti di Legge che caldeggiano il passaggio della nostra categoria a tale ente.
Diversi ed interessanti sono i pro ed i contro dei due sistemi: in particolare risultano migliori le tabelle INAIL che fra l’altro includono anche il danno biologico, ma preferibile il nostro sistema di riconoscimento delle malattie correlate al servizio ed anche l’accesso alla pensione privilegiata.
I punti critici restano: la scarsa cura degli interessati e dell’Amministrazione per la compilazione delle istanze di causa di servizio, le CMO Militari inadatte, il Comitato di Verifica troppo rigoroso ed i lunghissimi tempi d’attesa per le risposte.
Su entrambe le questioni analizzate nei due incontri, idoneità e riconoscimento cause di servizio, il SAP ha riaffermato le proprie preoccupazioni circa l’assenza di troppi elementi necessari, in via preliminare, all’applicazione della pur pregevole iniziativa. In particolare sono del tutto assenti politiche di gestioni dirette ad eliminare o prevenire le ragioni di patologie tipiche della categoria: la forzata permanenza pluridecennale in turni h24, la mancanza di politiche sugli alloggi, le difficoltà di mobilità interna ed esterna, l’assenza di possibilità agevolate per la cura della forma fisica, l’inadeguato sistema disciplinare, la carenza sulla tutela legale, l’inesistenza di azioni per la prevenzione dello stress, l’abbandono del progetto dei “Pari”, e tante tante altre.
Inoltre, cosa altrettanto importante, mancano ancora i cosiddetti “paracadute” ossia quei meccanismi che possano garantire al poliziotto che si trova malauguratamente a perdere i requisiti per l’idoneità al servizio di non vedersi privare di quelle tutele che sono indissolubilmente connesse allo status che ha rivestito per anni: gli oneri, i disagi, le difficoltà ed i rischi di una professione che non può e non deve essere omologata ad altri e diversi lavori che possiedono caratteristiche differenti e vantaggi per definizione e per legge a noi non concessi, vanno bilanciati proprio con la protezione dei speciali diritti sulla retribuzione e sulla previdenza.
La prossima settimana il ciclo si concluderà con una valutazione della Sorveglianza Sanitaria nel contesto della tematica della sicurezza dei lavoratori sul posto di lavoro.
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