(da Quotidiano Nazionale – 22 giugno 2008)
“Delitto Meredith, il clan Sollecito contro tutti”
Perugia, le intercettazioni: poliziotti e pm “figli di p… che devono morire”. Cercati contatti coi politici
– PERUGIA –
“IL SENATORE ha chiesto l'interessamento di Vanessa per un suo conoscente… un ragazzo che deve rimanere a Roma”. Così “…lui è in debito con lei…”. E lei poi chiederà in cambio “un interessamento” per il fratello in carcere. E' il 17 marzo quando gli investigatori annotano l'ennesima telefonata tra Van essa e Francesco Sollecito, la sorella tenente dei carabinieri e il padre del giovane arrestato per il delitto di Meredith Kercher. Il parlamentare è Aniello Formisano dell'Italia dei Valori.
NELLA ricostruzione accusatoria nell'inchiesta satellite, i familiari di Sollecito avrebbero cercato e stretto contatti con personaggi influenti, cercando anche, è scritto, di pilotare i mezzi di comunicazione nel tentativo di dimostrare insipienza e incapacità degli investigatori e magari farli rimuovere. “Devono essere denunciati, mandati in galera… scorticati vivi… devono saltare tutti questi figli di puttana”; e al pm “che gli venisse un cancro… un tumore”. In questa direzione anche la nomina dell'avvocato Giulia Bongiorno nel collegio difensivo: “…ora ci penserà la Bongiorno che è presidente della Commissione giustizia”. Tanto, si vantano in un sms, “i soldi fanno andare l'acqua verso l'alto”.
SECONDO gli inquirenti, la famiglia avrebbe cercato di creare una grave confusione mediatica, in particolare in prossimità del pronunciamento della Cassazione sul ricorso – poi rigettato – presentato dai legali di Raffaele. Immediata la precisazione dell'onorevole Bongiorno: “Ho conosciuto i signori Sollecito e ricevuto il mandato di difesa del figlio Raffaele ben dopo la celebrazione del ricorso per Cassazione, curato da altri legali”.
DOPO la chiusura dell'inchiesta sull'omicidio della studentessa inglese (sono in cella Sollecito, Amanda Knox e Rudy Guede) emerge lo spaccato inquietante della frenetica attività dei familiari del neodottore di Giovinazzo, che si ritrovano indagati. Al medico Francesco Sollecito, alla seconda moglie Mara e a due zii del giovane la procura sta per inviare l'avviso di conclusione delle indagini seguite alla trasmissione di Telenorba delle immagini dei sopralluoghi della scientifica nella casa dell'orrore: in onda anche la sequenza del corpo nudo e straziato di Mez.
I REATI ipotizzati sono violazione della privacy, diffamazione, pubblicazione arbitraria di atti di un procedimento penale e violazione della norma sul trattamento di dati giudiziari. Il direttore di Telenorba, Enzo Magistà, ieri ha assicurato che l'emittente “non ha pagato per il video, né alcun familiare di Raffaele Sollecito ha mai chiesto a Telenorba soldi in cambio del video”.
Nelle conversazioni intercettate, sin da febbraio, emergono i tentativi di contattare personaggi come il senatore Domenico Nania (Pdl), vice presidente del Senato: “Lui è molto vicino a Schifani”, spiega la zia di Raffaele vantandosi di “quest'altra conoscenza”. E dato che “Franco (Francesco Sollecito, ndr) vuole parlare con Nania, può approfittarne”. Nel carteggio depositato non ci sono telefonate coi politici indicati. Pensando di essere ascoltati, in alcune conversazioni, non verrebbero fatti altri nomi. “Se lei conosce qualcuno bisogna farlo intervenire”, “devo far muovere anche l'altra pedina”, dice al cellulare una zia di Raffaele.
“ANCOR più grave il fatto che le considerazioni e i tentativi di inquinare lo stato delle cose messo in atto dai familiari – è scritto negli atti dell'inchiesta bis che potrebbe finire a Firenze (c'è il pm Mignini fra i possibili diffamati) – vengono riportati in carcere a Raffaele Sollecito nei colloqui con padre e matrigna”. Facendo riferimento al sostituto commissario Monica Napoleoni, viene annunciato a Raffaele che “per quest'ultima è finita perché chi conta sta per eliminarla”. Raffaele pensa di poterla incontrare, un giorno: “La travolgerò con l'auto e farò finta di nulla”.
Alex T.
INGLESE UCCISA: SAP VERSO COSTITUZIONE PARTE CIVILE
(ANSA) – PERUGIA, 22 GIU – Il 'Sap' (sindacato autonomo di polizia) sta valutando l'ipotesi di costituirsi parte civile nella vicenda della studentessa inglese Meredith Kercher uccisa a Perugia.
'Dalle intercettazioni diffuse dai giornali emerge un quadro sempre piu' inquietante', afferma il portavoce nazionale del Sap, Massimo Montebove.
'Qui non si parla solo di pressioni – prosegue – per far trasferire i poliziotti della squadra mobile di Perugia. Ci sono anche esplicite minacce di morte nei confronti di alcuni operatori'.
'Come prima organizzazione sindacale autonoma del Comparto sicurezza italiano – prosegue Montebove – riteniamo doveroso intraprendere ogni strada per tutelare il personale ed in queste ore i nostri legali stanno valutando l'ipotesi di costituirci come parte civile. Se sara' necessario, siamo pronti anche ad azioni di protesta clamorose per difendere i poliziotti della Squadra mobile di Perugia'.
(ANSA) PE 22-GIU-08 15:17
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