Ampliamento del progetto U.O.P.I. alle frontiere, ma solo due unità per poche decine di operatori

Ampliamento del progetto U.O.P.I. alle frontiere, ma solo due unità per poche decine di operatori

Nell’esame congiunto fra Dipartimento e Sindacati sull’istituzione delle Unità Operative di Pronto Intervento in ambito aeroportuale, portuale di frontiera terrestre – parte pubblica composta dal Direttore Centrale per l’Immigrazione...
Nell’esame congiunto fra Dipartimento e Sindacati sull’istituzione delle Unità Operative di Pronto Intervento in ambito aeroportuale, portuale di frontiera terrestre – parte pubblica composta dal Direttore Centrale per l’Immigrazione Pref. Pinto e dal Direttore delle Relazioni Sindacali dr. Ricciardi, Sap presente col Segr. Naz. Dressadore – è stata comunicata l’intenzione di creare nei due maggiori aeroporti del Paese, Fiumicino e Malpensa, due strutture analoghe a quelle istituite presso alcune questure.

La prospettiva di allargare l’iniziativa anche ad altri uffici di frontiera eventualmente sensibili a maggiori rischi di attentato rimane però solo ipotetica e non programmata.

Invero si tratta della istituzionalizzazione e omologazione delle già operante U.S.S. altrimenti dette “squadre laser” che vengono messe al pari delle altre U.O.P.I. replicandone la formazione, la dotazione e l’addestramento.

Sul piano operativo si passa da una tipologia di unità che agiscono “a distanza dietro riparo” a quella di unità che supportano nell’immediatezza gli operatori del primo intervento.

Sostanzialmente poco cambia organizzativamente e numericamente perché i nuovi soggetti restano con uguale dotazione organica, identiche direzione e gestione e medesima integrazione nel piano di sicurezza “Leonardo”.

Naturalmente il SAP ha ribadito la sua netta contrarietà alla scelta intrapresa dal Ministero di puntare solamente sulla specializzazione di poche unità e non accoppiandola invece alla necessaria qualificazione antiterrorismo di tutto il personale impiegato nel controllo del territorio. Per di più questo decreto ha scambiato il valore dell’elasticità con i disvalori dell’indeterminatezza, dell’imprecisione, del pressapochismo: non viene attestato praticamente nulla, o comunque davvero troppo poco, circa la programmazione, la dotazione organica complessiva, quella delle singole squadre, l’organizzazione interna, la distribuzione di compiti e di qualifiche.

Non si statuiscono i contenuti della formazione e non si mette nero su bianco assolutamente nulla circa i protocolli operativi nonostante ormai siano molti i casi in cui i giudici pretendono di verificare se le azioni realizzate dai poliziotti corrispondano o meno alle tecniche stabilite dal Ministero. Intanto il 2 di maggio parte la prima tornata addestrativa e dopo tre settimane, la seconda, ma terminato tale apprezzabile perfezionamento dei 48 colleghi delle “laser” il progetto si ferma. Difficile non pensare che a governare queste scelte siano da un lato la scarsità di risorse disponibili e dall’altro la classica preoccupazione di “mettere a posto le carte”.

Con queste premesse il SAP non può essere d’accordo e lo dice chiaramente.

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