19 Aprile 2016
Nell’esame congiunto fra Dipartimento e Sindacati sull’istituzione delle Unità Operative di Pronto Intervento in ambito aeroportuale, portuale di frontiera terrestre – parte pubblica composta dal Direttore Centrale per l’Immigrazione Pref. Pinto e dal Direttore delle Relazioni Sindacali dr. Ricciardi, Sap presente col Segr. Naz. Dressadore – è stata comunicata l’intenzione di creare nei due maggiori aeroporti del Paese, Fiumicino e Malpensa, due strutture analoghe a quelle istituite presso alcune questure.
La prospettiva di allargare l’iniziativa anche ad altri uffici di frontiera eventualmente sensibili a maggiori rischi di attentato rimane però solo ipotetica e non programmata.
Invero si tratta della istituzionalizzazione e omologazione delle già operante U.S.S. altrimenti dette “squadre laser” che vengono messe al pari delle altre U.O.P.I. replicandone la formazione, la dotazione e l’addestramento.
Sul piano operativo si passa da una tipologia di unità che agiscono “a distanza dietro riparo” a quella di unità che supportano nell’immediatezza gli operatori del primo intervento.
Sostanzialmente poco cambia organizzativamente e numericamente perché i nuovi soggetti restano con uguale dotazione organica, identiche direzione e gestione e medesima integrazione nel piano di sicurezza “Leonardo”.
Naturalmente il SAP ha ribadito la sua netta contrarietà alla scelta intrapresa dal Ministero di puntare solamente sulla specializzazione di poche unità e non accoppiandola invece alla necessaria qualificazione antiterrorismo di tutto il personale impiegato nel controllo del territorio. Per di più questo decreto ha scambiato il valore dell’elasticità con i disvalori dell’indeterminatezza, dell’imprecisione, del pressapochismo: non viene attestato praticamente nulla, o comunque davvero troppo poco, circa la programmazione, la dotazione organica complessiva, quella delle singole squadre, l’organizzazione interna, la distribuzione di compiti e di qualifiche.
Non si statuiscono i contenuti della formazione e non si mette nero su bianco assolutamente nulla circa i protocolli operativi nonostante ormai siano molti i casi in cui i giudici pretendono di verificare se le azioni realizzate dai poliziotti corrispondano o meno alle tecniche stabilite dal Ministero. Intanto il 2 di maggio parte la prima tornata addestrativa e dopo tre settimane, la seconda, ma terminato tale apprezzabile perfezionamento dei 48 colleghi delle “laser” il progetto si ferma. Difficile non pensare che a governare queste scelte siano da un lato la scarsità di risorse disponibili e dall’altro la classica preoccupazione di “mettere a posto le carte”.
Con queste premesse il SAP non può essere d’accordo e lo dice chiaramente.
La prospettiva di allargare l’iniziativa anche ad altri uffici di frontiera eventualmente sensibili a maggiori rischi di attentato rimane però solo ipotetica e non programmata.
Invero si tratta della istituzionalizzazione e omologazione delle già operante U.S.S. altrimenti dette “squadre laser” che vengono messe al pari delle altre U.O.P.I. replicandone la formazione, la dotazione e l’addestramento.
Sul piano operativo si passa da una tipologia di unità che agiscono “a distanza dietro riparo” a quella di unità che supportano nell’immediatezza gli operatori del primo intervento.
Sostanzialmente poco cambia organizzativamente e numericamente perché i nuovi soggetti restano con uguale dotazione organica, identiche direzione e gestione e medesima integrazione nel piano di sicurezza “Leonardo”.
Naturalmente il SAP ha ribadito la sua netta contrarietà alla scelta intrapresa dal Ministero di puntare solamente sulla specializzazione di poche unità e non accoppiandola invece alla necessaria qualificazione antiterrorismo di tutto il personale impiegato nel controllo del territorio. Per di più questo decreto ha scambiato il valore dell’elasticità con i disvalori dell’indeterminatezza, dell’imprecisione, del pressapochismo: non viene attestato praticamente nulla, o comunque davvero troppo poco, circa la programmazione, la dotazione organica complessiva, quella delle singole squadre, l’organizzazione interna, la distribuzione di compiti e di qualifiche.
Non si statuiscono i contenuti della formazione e non si mette nero su bianco assolutamente nulla circa i protocolli operativi nonostante ormai siano molti i casi in cui i giudici pretendono di verificare se le azioni realizzate dai poliziotti corrispondano o meno alle tecniche stabilite dal Ministero. Intanto il 2 di maggio parte la prima tornata addestrativa e dopo tre settimane, la seconda, ma terminato tale apprezzabile perfezionamento dei 48 colleghi delle “laser” il progetto si ferma. Difficile non pensare che a governare queste scelte siano da un lato la scarsità di risorse disponibili e dall’altro la classica preoccupazione di “mettere a posto le carte”.
Con queste premesse il SAP non può essere d’accordo e lo dice chiaramente.
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