Poco più di un anno fa a Torino un gruppo di manifestanti di un corteo antifascista si è staccato e ha iniziato a lanciare bottiglie e bombe carta contro le forze dell’ordine. Poco prima, a varie riprese, gruppi di manifestanti avevano cercato di raggiungere il raduno di Forza Nuova, nonostante lo schieramento degli agenti. Nell’occasione alcuni nostri colleghi rimasero feriti; tra questi in particolare un agente riportò una profonda ferita causata da una scheggia che gli si era conficcata nella gamba, a poco centimetri da parti vitali. Se il danno è dei mesi scorsi, in questi giorni però è arrivata anche la beffa. Il giudice ha assolto cinque presunti responsabili per mancanza di prove, ritenendo i fatti “una esagerazione dei media”. Per il sesto è stato deciso un anno di carcere, in quanto responsabile “soltanto” del lancio di bottiglie contro la polizia. Una decisione che solleva più di qualche perplessità, come ha dichiarato il Segretario Provinciale Antonio Perna. Le manifestazioni di piazza assurgono sempre più a zona franca, momenti nei quali a volto coperto si può lanciare di tutto contro i poliziotti, “colpevoli” di essere lì a difendere la città e i cittadini. Di fronte a questi gesti c’è chi prova ad offrire un salvagente con la copertura ideologica: segnali poco rassicuranti. C’è bisogno sicuramente di rivedere alcune norme che attengono all’ordine pubblico: non per comprimere i diritti dei cittadini costituzionalmente garantiti, ma per sostenere quelli di chi vuole manifestare pacificamente o è lì a difesa delle istituzioni democratiche.
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