Apprendiamo per nulla stupiti, che il servizio “bomba” delle Iene a firma Matteo Viviani, relativamente alla Blue Whale Challenge, è tutta una montatura come i servizi sul caso Narducci. Il Viviani – come lui stesso ammette – avrebbe ricevuto quei video da alcune tv russe senza verificarli, spacciandoli per interviste a mamme afflitte dalla perdita dei propri figli. Un servizio il suo, diventato virale e con tanto di commento alle immagini, che come potrete ben notare, nulla hanno a che vedere con un dramma reale che si è purtroppo insinuato tra gli adolescenti, arrivando anche in Italia. Senza entrare nel merito della Blue Whale, volevamo sottolineare l’oramai consolidata abitudine di Matteo Viviani a non verificare le notizie e a non informarsi ulteriormente prima di firmare un servizio. È dunque doverosa l’analogia con il caso Narducci, trattato dal Viviani in maniera fuorviante e di parte, esponendo ingiustamente i colleghi poliziotti alla gogna mediatica, senza visionare la documentazione che non abbiamo assolutamente esitato a mostrargli. Evidentemente documentarsi non avrebbe reso il suo servizio “virale”; avere una chiave di lettura corretta del caso non gli avrebbe permesso di “fare notizia”. Allora ci chiediamo per Viviani che valore abbia l’informazione e la correttezza che dovrebbe caratterizzarla ai fini della pubblica utilità e della verità. Caro Matteo Viviani, non si gioca con la vita delle persone. Non si utilizzano tragedie per montare un servizio, tantomeno si strumentalizzano casi giudiziari compromettendo la vita e l’immagine di colleghi poliziotti.
E tornando alla Blue Whale Challenge, nel servizio di Viviani se c’è un suicidio vero, è quello del giornalismo, della verità e della corretta informazione.
IL VIDEO, TRATTO DA FACEBOOK E SULLA NEWS DEL MESSAGGERO, CHE SMASCHERA VIVIANI
LA RASSEGNA STAMPA SUL CASO
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