Sulle testate giornalistiche si legge di un poliziotto a processo per l’uso eccessivo della forza per fermare un uomo ubriaco che brandiva un coltello. Sono proprio queste le situazioni per le quali da molti anni il Sindacato Autonomo di Polizia si batte affinché ci siano dati strumenti idonei per operare in sicurezza ed evitare di finire sul banco degli imputati. Sicuramente, se il collega accusato fosse stato dotato del “Taser” non avrebbe riportato venti giorni di prognosi e avrebbe evitato anche alla sua famiglia il disagio di un procedimento penale oneroso e mediaticamente esposto! A Roma, nelle adiacenze della stazione Termini, per un fatto analogo altro operatore ha utilizzato la pistola d’ordinanza, colpendo con un solo colpo alle gambe l’aggressore armato di coltello, per sua fortuna di fronte ad una telecamera che ha certificato la sua elevata professionalità e evidenziato l’efficacia del suo operato. Anche a Varese il collega si è trovato di fronte una persona ubriaca e con un coltello in mano, con la conseguente percezione della realtà alterata, eppure senza colpo ferire ha neutralizzato la minaccia per la quale tanti cittadini avevano richiesto l’intervento della Polizia; chissà forse sarebbe stato meglio ipnotizzarlo e si sarebbe evitata la colluttazione! Abbiamo fiducia nell’operato della giustizia ma se le conseguenze sono queste gli operatori non possono avere la necessaria serenità per svolgere questa delicata funzione. Ad oggi, finalmente, anche a Varese il “Taser” è una realtà, ma bisogna accelerare la distribuzione e prevedere anche quelle indispensabili tutele legali che assicurino gli operatori nel caso di utilizzo dell’arma a impulsi elettrici.
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