È stata vietata dalla Prefettura di Ascoli Piceno la trasferta ai tifosi residenti nella provincia di Ancona per il derby calcistico tra Sambenedettese e Ancona, scelta che non trova la piena condivisione.
I Segretari provinciali del SAP di Ancona, Filippo Moschella e di Ascoli Piceno, Massimiliano D’Eramo sono intervenuti al riguardo evidenziando che è stata una scelta conveniente e più opportuna ma non pienamente condivisa: «Se è vero che spetta alla massima Autorità Provinciale decidere e determinare se far svolgere o meno un determinato evento o competizione essa sia, è altrettanto vero che, vivendo in un paese democratico, abbiamo tutto il diritto di poter esprimere le nostre osservazioni. Teniamo a precisare che la Polizia di Stato nel campo della gestione degli eventi sull’Ordine Pubblico, è un’eccellenza a livello mondiale. Non avremmo avuto in alcun modo difficoltà nel gestire il derby marchigiano tra la Sambenedettese e l’Ancona e, nel caso di incidenti, far solo quello che è previsto in questi casi. Del resto, è la legge che lo stabilisce, non il calcio: se commetti un reato sei perseguibile dalla legge e non perché sei un tifoso o un ultras. Siamo fortemente convinti che, facendo le debite proporzioni, 7000/8000 tifosi Sambenedettesi a fronte di altri 700/800 tifosi Anconetani, non ci avrebbero potuto mettere in difficoltà. Fatta questa premessa, crediamo che non si possano punire donne, uomini o bambini solo in virtù di una residenza che non corrisponde alla città dove si gioca la partita, bisognerebbe invece fare il contrario: favorire l’accesso degli sportivi allo stadio, in uno stadio sempre più sicuro e soprattutto ospitale, adatto al gioco del calcio. Tra l’altro la libera circolazione è un diritto sancito dall’articolo 16 della nostra Costituzione. Il concetto guida secondo noi deve essere solo uno: occorre punire chi commette i reati non chi vuole solo assistere a una partita di calcio e tifare per la propria squadra, se si continua a vietare, a dividere, a discernere, a obbligare si evidenzia che non siamo in grado di saper gestire un evento, e questo non è giusto nei confronti delle donne e degli uomini della Polizia di Stato che giornalmente dimostrano la loro encomiabile professionalità».
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